Mangiamo il cibo con gli occhi ancor prima di averlo assaggiato con la bocca. Siamo una cultura fatta di immagini e non di sostanza. Il piacere alimentare è un nostro diritto, ma non è un diritto acquisito, è un diritto culturale che va educato con tutti i sensi. Ma, oggi, quello della vista predomina su quello del gusto e dell’olfatto, un piatto è buono se è bello. Così il piacere della tavola diventa voyeurismo. Ma guardate la bellezza in natura dell’Amanita, della Tignosa, dell’Ovolo Malefico sono funghi velenosi e straordinariamente belli. Il cibo è un desiderio profondo fuori da qualsisia barriera inibitoria, le industrie lo sanno e ci nutrono di immagini, cibi vuoti e senza vita. Il nostro è cibo packaging. Ne sono convinto noi mangiamo molti imballaggi.
La semplicità, lontano dall’opulenza e dalla ricchezza alimentare dello spreco, spesso volgare fatta solo di estetismi, non è più piacevole perché sinonimo di povertà. La paura della povertà ha trasformato le nostre cucine in cultura dello spreco, nell’arroganza industriale del cibo, un cibo che continua a divoraci da dentro per alimentare le industrie farmaceutiche. La nostra è una economia delle guerra e della conquista, terra e corpo, come spazio politico e del profitto. Le armi ed il cibo spazzatura sono strumenti dello stesso conflitto, mentre si spara e si uccide con pallottole e missili esseri umani, si spara e si uccide cellule impazzite cresciute dall’opulenza del nostro corpo, nemici invisibili, creazioni da laboratorio industriale, inventati per alzare il PIL mondiale. La salute pubblica non interessa a nessuno, il benessere, lo star bene, non sono economicamente interessanti perché non creano conflitti e quindi interessi. La ricchezza è sempre frutto della distruzione e della morte mai della vita. La vita, semplice e naturale, economicamente sostenibile, non ha bisogno di aiuto, perché la vita sulla terra è spontanea, è un dono, è gratis.
Ecco perché il cibo che fa bene, il cibo salutare, il cibo che nutre spesso ha dei connotati negativi, non è economicamente interessante. Cosa abbiamo fatto alla nostra cultura culinaria per meritarci tutto questo? Perché la pasta integrale nei supermercati è sull’ultimo ripiano, perché il farro integrale, l’avena, il grano saraceno non esistono a scaffale, perché abbiamo dovuto ghettizzare il cibo biologico e salutare in negozi specializzati spesso fuori dalla portata economia dei molti? Cosa è successo in questi anni, ci siamo forse distratti? Perché i nostri figli non mangiano pasta e fagioli, passate di verdure, minestroni, tutte sbobbe come se fossero delle medicine. Ma sono medicine è vero, sono medicine necessarie. Mangiate!
Ma se voglio fare festa in famiglia, non sono ancora riuscito a trasformare il würstel, le patatine fritte e la Coca-Cola in Fave e Farro e questo succede ancora anche nella mia testa. Ma siamo impazziti? Cosa ci hanno fatto?
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