Tic-Tac: Albarosa Food
Gli occhi, aperti immobili verso la luce del mattino, aspetto, con calma e rassegnazione, sono un’intrusa, sono di peso, sono un di più, sono l’ incidente del giorno che arriva. Tic-tac tic-tac. La memoria, il pensiero, il ricordo, la pazienza, il passato, il presente, il fut…, l’odore del caffè che non posso bere. Le notizie del giorno, dal petulante suono di una radio. Aspetto immobile tic-tac tic-tac. Inizia un viaggio, un viaggio interminabile, dal letto alla poltrona.
Già la poltrona “Sarà questa una gioia egoista, ma è anche una gioia umana; quella cioè di star seduti e di veder gli altri in piedi“. La lentezza, la tolleranza, la misura del tempo, l’abitudine.
Già l’abitudine “ordine e sicurezza” sempre alla stessa ora, sempre allo stesso posto, tic-tac tic tac “…il diritto più sacro, quello dell’occupazione legittima“, sempre con gli stessi oggetti e negli stessi spazi.
Già la simmetria “La simmetria vuol dire …salute” tic-tac tic-tac è la capacità umana di sopportare e superare le separazioni della vita: di qua e di la. L’energia di un sorriso e delle persone care, la contemplazione della vita nei giovani, la tristezza e la solitudine, perfino un soffio di vento mi scuote, chiudete quella porta. Tutto il giorno davanti a frenetiche immagini in movimento, non fanno domande e vivo vite non vissute. Ho le cuffie alle orecchie per paura di brutte notizie, quelle che sento mi emozionano lo stesso, ma posso sempre cambiare canale.
La sera, mi viene a trovare sempre il mio amico Lorazepan, scambiamo qualche parola mentre crollo nel sogno della mia vita, ascoltando il piano che suona, un violino che l’accompagna, il metronomo tic-tac tic-tac.
“Ed io non voglio la vecchiaia agonia della morte, ma crepuscolo roseo di un sole che tramonta; senza rimpianti e senza dolori” per me e per tutti quelli che potrò aiutare.
Citazioni da “Elogio della vecchiaia” di Paolo Mantegazza, 1893